26 novembre 2009

sempre l'AQUILA ME

Vorrei riprendere brevemente l'argomento con qualche ricetta aquilana, le poche cose rimaste, che ancora ci sono…. Per il resto l'Aquila è il fantasma di quello che fu.
Forse,si ricostruiranno monumenti e chiese,
ma "l'Aquila me,"quella che si aggirava la mattina nelle grande piazza del Duomo, a parte le sue 99 chiese, le sue 99 piazze e le sue 99 cannelle, è inesistente







Ogni volta che la tv, parla dell'Aquila, cerco di focalizzare e inquadrare quei posti.
Le sue strade strette con archi in pietra che reggevano vissuti portoncini con i battenti di ferro, i balconi che guarnivano le case, sono solo nei miei ricordi.

Una vecchia amica di mia suocera, molto attraente e pseudo spiritosa
diceva che all'Aquila non si poteva andare in bicicletta, c'erano più salite che discese...
Non oso domandare se esistono ancora alcune strade per me particolari.
Come non ricordare v. Fortebraccio, praticamente la spina dorsale dell’ Aquila







o v. lepidi, un insieme di vecchie casette che si affacciavano su una strada piccola e tortuosa?







I miei amici aquilani, a ragione appartenenti all’Abruzzo “forte e
gentile”, si stringono le spalle e rispondono laconicamente.
Nelle strade si sente il “rumore” del silenzio.


“Consolazione”?…(si fa per dire): un bel piatto fumante di maccheroni alla chitarra, conditi con sugo di castrato.







Questa tipica ricetta abruzzese si prepara con la chitarra, un telaio rettangolare di legno nel quale sono inseriti tanti fili di ferro.
Dopo
aver impastato la farina con le uova, e la pasta sarà consistente ed omogenea, si lascerà riposare un poco coperta.
Fatta la sfoglia si stenderà, appoggiandola sulla chitarra e spingendo con il mattarello
avremo maccheroni perfettamente quadrati che una volta cotti, conditi con un buon sugo di castrato ed un bella spolverata di pecorino, saranno degni della loro reputazione.







Sugo di castrato.

Cosciotto di castrato, gr. 500 (circa),
sedano, carota, cipolla aglio e maggiorana.
Vino, olio, pomidori a pezzi.
Soffriggere gli odori, aggiungere la carne tagliata a pezzi.

Lasciar rosolare e bagnare con vino.
Quando il vino sarà evaporato, aggiungere i pomidori e lasciar cuocere per un paio di ore.

Appena pronto, condire velocemente i maccheroni, spolverare con
pecorino e buon appetito.







Altra intramontabile ricetta, è quella degli arrosticini:







E' un antico piatto dei pastori abruzzesi, preparato con carne di castrato condita tagliata a piccoli pezzi infilzati in uno spiedino ed arrostiti su fuoco di legna che da un profumo memorabile
(si può usare anche una piastra di ghisa molto calda.) naturalmente con risultati inferiori.


Per parlare di ricette, anche loro quasi scomparse anche per la necessità di una particolare ubicazione, vi voglio parlare di una ricetta di un gusto insuperabile da me mangiata.


La pecora a “lu cutturu”







Lu cutturu, un paiolo molto grande di rame annerito dal fuoco e dal tempo, è l’antica pentola dei pastori, appesa ad un sostegno e poggiato su un treppiede.
La pecora, tagliata in piccoli pezzi, viene adagiata su un letto di patate, sedano, ortaggi ed erbe aromatiche, lasciata cuocere minimo per 6 ore, diventa tenere e saporita.
Ogni commensale si serve direttamente dallu cutturu e naturalmente innaffia il tutto con vino locale, leggermente acidulo.

Anticamente durante il periodo della transumanza, i pastori eliminavano le bestie lente e poco produttive, cucinandole durante lo spostamento.

In seguito diventò il modo per festeggiare semplicemente un evento particolare.
Ricordo di essere rimasta sempre appagata.

Le “ferratelle” sono tipi di pizzelle che vengono cotte tra due piastre arroventa.







Sono dolcetti che non mancavano in varie occasioni: matrimoni, feste campestri o da offrire per fare una “gentilezza”.

Come tanti cibi abruzzesi, sono semplicissime: basta battere uova e zucchero, un pizzico di sale, poco olio di oliva e un pò di limone grattugiato ed aggiungere farina, fin quando l’impasto, sarà in grado di assorbirla.
Incorporare un liquore o del vino dolce, e farla un po’ riposare. Fare delle palline della grandezza di una noce e poggiarle nel mezzo del ferro ben arroventato.
Riportatelo sul fuoco e dopo 2-3 minuti saranno pronte.

Possono essere semplici, ottime in tutti i casi, sia farcite a piacere, con marmellata possibilmente di uva oppure con miele insieme a granella di mandorle o di noci, o con ricotta condita con zucchero e aroma di zafferano.




3 commenti:

Anonimo ha detto...

Son così contenta di vedere un tuo nuovo post Rosetta!
Mi fa venir voglia di mettere in opera i miei vari acquisti abruzzesi, presi quest'estate ad Ortona, ho sia la chitarra che i ferri per le ferratelle (o come le chiamano ad Ortona Pizzelle!)

e appena preparo queste cose buone le metto nel mio nuovo blog...che ho appena inaugurato...quando vuoi e puoi viene a trovarmi pure lì!

ti scrivo presto in privato!

Intanto un bacio ed un abbraccio!

Terry

(clicca sul mio nome in alto e si apre il mio blog! :)

JanuskieZ ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Laura ha detto...

Mamma mia che fame a passare x il tuo blog!!!!!
Grazie della visita nel mio! (2 anni fa circa)Era un pò che non spulciavo nei commenti ;-)
A presto e ancora complimenti!!!