20 novembre 2008

Il cibo


Dopo una lunga assenza, causata da svariati motivi, riprendiamo le nostre “confidenze”.
Di comune accordo, decidiamo di parlare di cibo che ha un significato diverso, di quello che tutti crediamo.





Il cibo è come il mare, lambisce tante terre,
dovunque lascia qualcosa di ciò che ha incontrato.
Percorre un viaggio del quale, non si vede mai la fine.
Anzitutto la splendida natura, la fusione di tante civiltà.
di differenti costumi.







Anche nel campo culinario vi è una linea che attraverso il
cibo unisce sorprendentemente paesi fra loro diversi .
Iniziando dalla Spagna, ci arrivano le colorate decorazioni
delle cassate siciliane, ricche di frutta candita, con un
involucro che contiene ricotta e cioccolato a pezzetti.




La ricetta della cassata classica, considerata la difficoltà nel
reperire lo stampo a forma conica, sia i problemi che
presenta la pasta di mandorle che la circonda, si può degnamente
sostituire con la ricetta della cassata al forno.






Cassata al forno:

Pasta frolla:
farina: gr.5oo
sugna (o burro) gr.200
zucchero gr.100
uova intere 2 +2 tuorli
marsala secco: mezzo bicchiere
un pizzico di sale

Ripieno:
ricotta di pecora gr.800
zucchero gr.400
cioccolato fondente a pezzetti gr.150
zuccata (zucca candita) gr.150

Impastare velocemente la farina, lo zucchero, lo strutto e il
marsala.
Lasciare riposare per qualche ora.


Preparare la crema di ricotta con lo zucchero, unire il
cioccolato e la zuccata.
Dividere la frolla a metà, preparare una scatola e, riempirla
con la crema di ricotta.
Con la frolla avanzata fare un coperchio e guarnire se
possibile con qualche disegnino di pasta avanzato.
Mettere in forno moderato per circa mezz'ora.
Servirla fredda spolverata con zucchero a velo.
E ora buon lavoro!

Presto riprenderemo il nostro viaggio


14 gennaio 2008

Capodanno sul Conero










Siamo partiti alla volta del monte Conero che giustamente gode una reputazione particolare per
la sua ubicazione che si affaccia sull’Adriatico tra il verde della vegetazione ed il blu del mare.
L’albergo che ci ospita, ricavato da un’antica abbazia Camaldolese, è adeguato alla località in cui si trova: si affaccia su uno spiazzo che mantiene le caratteristiche iniziali e le due ali di cui fa parte , fanno cornice alla Badia di S. Pietro che insieme al convento, risale al 1030.






Devo dire che il clima non è stato generoso.


Le visite a Sirolo, paesino medioevale ai piedi del Conero, a Numana la cui parte alta è quasi il proseguimento di Sirolo, (distano 1 km.) e la parte bassa si trova a livello del mare, Offagna anch’esso paesino medioevale famoso per la sua rocca e Osimo pieno di storia nelle sue grotte, è quanto c’è stato concesso dalle condizioni climatiche.
Il ghiaccio, il vento fortissimo e naturalmente freddo, ci hanno impedito di fare le belle passeggiate
nei decantati sentieri del monte Conero.
Ritorneremo, quando sarà possibile godere anche della natura.





Creme e Budini

Incominciando dai dolci siciliani, a parte i cannoli e le varie specialità
da tutti conosciuti, abbiamo:


La cuccìa :

meno famosa fra i “continentali”, è altrettanta buona.
Si mangia il 13 dicembre, giorno di S. Lucia, in forma di devozione
Inizialmente si mangiava solo il grano cotto, chicco per chicco, per sfamarsi dalla carestia che nel 1646 aveva investito i siciliani. Era arrivata una provvidenziale nave nel
Porto di Palermo carica di grano che aveva risolto il problema della fame .
(Sembra in realtà, che il grano non venisse macinato in quanto non era possibile pagare le gabelle). In seguito l’influenza barocca trasformò la cuccìa in una preparazione dolce, condita in vari modi: con mosto cotto , e scorzetta di arancio, oppure sempre con mosto cotto , cioccolato fondente, gherigli di noce e chicchi di melograno.
La tradizione vuole che questo dolce sia distribuito a familiari, amici e vicini di casa. Le briciole si lasciano su tetti per essere catturate dagli uccellini.

Ingredienti:

Crema di ricotta

Ricotta di pecora: gr.300
Zucchero: gr.150
Cioccolato fondente: gr. 50
Zuccata, scorzetta d’arancio: gr. 50 + quanto necessario per la guarnizione.
Mescolare con una forchetta ricotta e zucchero, e lasciare in frigo tutta la notte.
Il giorno dopo, passarla al setaccio, tagliare il cioccolato ed i canditi in piccoli pezzetti e amalgamare alla crema di ricotta.

Lessare il grano, e quando ben cotto, farlo riposare nella sua acqua tutta la notte.
L’indomani scolarlo bene ed unirlo alla crema .
Mettere in una coppa di cristallo e lasciare raffreddare, o foderare stampini monoporzione con pellicola , riempirli e mettere sempre in frigo.
Al momento di servire, guarnire con filetti di scorza d’arancio.


Altra preparazione particolare è il



Gelo di Muluna (Anguria)


Il mulune , con il suo profumo orientale è un frutto tropicale, importato dall’Africa e dall’Asia.
La sua coltivazione è molto diffusa in Sicilia: famosissimi sono i “muluni” di Messina, di Paceco, di Trapani e di Ustica.
Nella tradizione Siciliana, inizialmente il gelo di muluni veniva preparato per la festa di S.Rosalia, patrona di Palermo, in seguito nell’isola perde il suo carattere religioso, diventando il dolce tipico di ferragosto.
All’inizio era considerato un dolce plebeo, in seguitò fu nobilitato nelle mense dei ricchi .

Ingredienti:


Muluna rosso maturo,
Amido per dolci: gr.90 per ogni litro di succo di mulune
Zucchero: gr.150 per l. succo di muluni (o un po’ meno in funzione della dolcezza del muluni).
Cioccolato fondente: gr. 30 per l.
Zuccata: gr. 15 per l.
Pochi pistacchi di Bronte
Vaniglia –gelsomino


Dopo aver tolto la scorza ed i semi al muluni, passarlo nel passaverdura.
In funzione del liquido ottenuto, regolarsi per le dosi dell’amido e dello zucchero.
Sciogliere a freddo il muluni, l’amido e lo zucchero.
Cuocere a fiamma molto bassa, mescolando sempre.
Appena il gelu comincerà a fare le prime bolle,
toglierlo dal fuoco, aggiungere la vaniglia,e farlo raffreddare bene.
Versarlo in una ciotola o in stampini singoli.
Guarnire con cioccolato, zuccata tagliata a pezzetti e pistacchi tritati
Mettere nella parte più fredda del frigo, (preferibilmente per un giorno intero).
Quando sformato guarnire con il gelsomino

P.S.: Raccontarlo è più complicato che farlo.




Crema di ricotta allo zafferano


In una delle tante sagre estive sul Gran Sasso dove soggiornavo, spesso si mangiano cibi semplici ma appetitosi, feci la conoscenza, diciamo più riavvicinata con lo zafferano.
L’Altopiano di Navelli è una delle località più famose dove si coltiva il croco, dai cui pistilli si ricava lo zafferano.
Già nel papiro di Ebers, prima fonte storica certa, ( 3500 anni fa), si racconta che nel Palazzo Minoico di Knosso, sono raffigurati in modo inconfondibile affreschi dei fiori dello zafferano.
Questa spezie, fu introdotta in Italia verso la fine del sec. XIV da un frate domenicano e la sua coltivazione nel tempo si è ristretta nell' Abruzzo Aquilano, in particolare nella Piana di Navelli dove è considerato il migliore del mondo. Lo zafferano è conosciuto in tutto il mondo ed ha infinite applicazioni.
Anticamente questa spezia veniva usata per le sue proprietà medicinali. Ci vogliono circa duecentomila fiori per ottenere un Kg di zafferano.
Lo stato interviene aiutando i contadini abruzzesi affinché questa coltivazione molto complessa non muoia.

Ritornando al dessert, dopo averlo provato cercai di focalizzare la ricetta,
per altro abbastanza intuibile.


Ricotta molto fresca di pecora: gr. 250
Zucchero: gr.50
Marsala secco: 1 bicchierino( abbondante)
8-10 pavesini o savoiardi
Zafferano dell’Aquila in polvere ½ bustina
Poco zafferano in fili per guarnire.

Condire la ricotta con lo zucchero e far riposare in frigo una notte.
Passare al setaccio, aggiungere alla ricotta lo zafferano e la metà del marsala.
Allungare il rimanente marsala con la stessa quantità d’acqua.
Disporre i pavesini nel fondo di 4 coppe, inumidirli appena con il liquido.
Versare la crema e guarnire le coppe o il contenitore con qualche filo di zafferano.


LE COVIGLIE


Sono semifreddi leggeri e spumosi. Possono essere di caffè, di cioccolato, di nocciola, di frutta ed altri gusti. Vanno servite in coppe metalliche per mantenere la temperatura costante. Si possono anche utilizzare, considerando la loro morbidezza come ripieni di altri dolci.

Coviglia al limone


Uova 4
Zucchero150
Buccia di 2 limoni
Succo di1/2 limone o poco più
Limoncello o crema di limoncello(facoltativo)
In tal caso, fare attenzione alla quantità del liquido.
Meringhe da sbriciolare dentro 2/3 in funzione della loro grandezza
Panna da montare: gr.300


Montare molto bene le uova con lo zucchero,
aggiungere la buccia grattugiata dei limoni ed il succo del limone.
Sbriciolare a pezzetti le meringhe ed unirle alle uova.
Montare la panna ed aggiungerla mescolando dal basso verso l’alto,
facendo attenzione attenzione che i vari ingredienti siano ben amalgamati.
Versare nei contenitori e mettere in frigo per qualche ora.



“Gattò” di mamma (budino di ricotta)


Era interpretato da mia madre in modo non proprio convenzionale, tuttavia unisce tutti gli ingredienti di alcuni dolci caratteristici siciliani e tutt’oggi incontra i gusti ereditati dal mondo arabo.


Ingredienti:


Ricotta di pecora : gr.300
Zucchero: gr.150 – (100)
Uova : 2
Cioccolato fondente: gr.50
Canditi misti: gr.35
1 pizzico di cannella
Zucchero per caramellare lo stampo.

Preparare lo stampo caramellato, spezzettare il cioccolato, tagliare i canditi a pezzetti.
Mettere a bollire l’acqua in un contenitore dove mettere il “gattò” che va cotto in forno a bagnomaria.
Montare bene la ricotta con lo zucchero, amalgamare i tuorli delle uova, ed aggiungere
il cioccolato, i canditi e la cannella.
Montare le chiare a neve e sempre mescolando dal basso verso l’alto, versare nello stampo caramellato e mettere in forno medio.
Dovrebbe cuocere circa 30 minuti. Sarà cotto quando toccando lateralmente con un dito si sposterà dal bordo come una bavarese. Al momento di consumarlo immergere lo stampo in acqua bollente aspettare pochi secondi per permettere allo zucchero di sciogliersi quindi capovolgerlo nel vassoio.

Altre preparazioni prettamente siciliana sono le:

Granite

Ereditate dagli Arabi che aromatizzavano la neve delle “nivere” di montagna, per farne gustosi sorbetti.

I siciliani seguirono il loro esempio acquistando nel Rinascimento una certa fama nel campo della confezione dei gelati.
Esisteva la figura del “U nevarolu ”, che si occupava di conservare la neve tutto l’anno sotto la paglia, onde realizzare le granite, inizialmente alquanto rudimentali (sul ghiaccio tritato, veniva versato il sapore, generalmente il succo di limone)
Eccezionali sono le granite di caffé con panna, quelle di limoni da consumare con le brioche,le “minnulate” granite di mandorle, ed altre ancora.

Meno conosciute, ma ugualmente buone,sono:

La granita di gelsomino e la granita di mandarino.



Granita di gelsomino:
100 gr. di gelsomini (solo i fiori)
300 gr. di zucchero
cannella
1 litro di acqua
1 limone .

Fare macerare i fiori di gelsomino in 1 litro d’acqua per 24 ore.
Filtrare l’acqua , unire lo zucchero e fare sciogliere aggiungendo il succo di limone ed un pizzico di cannella. Mettete nel freezer a gelare, rimestando di tanto in tanto per evitare che diventi compatto.



Avrete visto il logo della LOIC , anadando su Google troverete ulteriori informazioni.
Spero nel frattempo di proporvi qualcosa di simpatico oltre che gratificante.
Pensavo di formalizzare un eventuale progetto di lavoro , ancora da definire.

Se avete qualche buona idea scrivetemi.

Un vecchio proverbio siciliano tradotto dice: "fai bene e scordalo , fai male e ricordalo"